La Retinite Pigmentosa (RP) rappresenta un eterogeneo gruppo di malattie oculari di natura ereditaria che porta ad una progressiva degenerazione retinica. La prevalenza di tale patologia nella popolazione europea è di circa 1 su 4000 individui.
I sintomi, che insorgono mediamente in età adolescenziale, includono la cecità notturna, lo sviluppo di visione a tunnel e la diminuzione progressiva della visione centrale. Dopo un esame clinico, i pazienti presentano, soprattutto diminuita acuità visiva, campo visivo ristretto, discromatopsia e il classico aspetto fondo con macchie scure pigmentate.
Generalmente la RP non è sindromica o “semplice” (non sono coinvolti altri organi o tessuti), tuttavia sono note anche forme sindromiche (con coinvolgimento di altri sistemi neurosensoriali) come la sindrome di Usher, in cui si rileva sordità.
Nei casi in cui vengono riferiti altri casi di Retinite Pigmentosa in famiglia è possibile stabilire la modalità di trasmissione. Le più comuni forme ereditarie sono: autosomica recessiva (AR) per cui ambedue i genitori di uno o più soggetti affetti risultano portatori sani e autosomica dominante (AD), quando uno dei genitori o un parente in uno dei rami familiari può risultare analogamente
affetto. La malattia tuttavia può essere a penetranza incompleta, in quanto NON tutti i soggetti portatori di mutazione genetica per la RP manifestano segni clinici della malattie. In circa il 10% dei casi viene descritta una trasmissione associata al cromosoma sessuale X (X-L) per cui preferenzialmente i maschi sono a rischio di ammalarsi mentre le femmine sono lievemente colpite o possono essere solo portatrici della malattia.
A tutt’oggi sono noti più di 100 geni che causano la Retinite Pigmentosa sia nella forma classica che nella forma giovanile, come la malattia di Leber:
I geni da sottoporre ad indagine molecolare o analisi sul DNA, possono essere raggruppati a seconda della modalità di trasmissione con cui si presenta il caso di RP nella famiglia, seppure bisogna considerare che non sempre è possibile individuare una chiara ereditarietà per il soggetto in esame. Bisogna tenere presente che per il 40-45% dei casi non viene riportata familiarità, pertanto tutti i geni finora noti vanno ugualmente indagati.
La frequenza con cui si presenta la mutazione nei diversi geni può essere tuttavia molto variabile: in alcuni casi appaiono molto rari (frequenza inferiore al 1%) in altri come per il gene RHO (rodopsina) la frequenza supera il 20%.
Per le forme associate al cromosoma X (X-L) il gene RPGR è quello più frequentemente mutato.
IL test genetico o test sul DNA può essere eseguito a partire da un campione di saliva o di sangue periferico. Dopo il prelievo del DNA si procede con il sequenziamento di tutti i geni noti associati a malattia in un’unica analisi mediante la metodica della Next Generation Sequencing (NGS).
A conclusione dell’indagine al paziente, mediante un report generico, potranno essere elencate le varianti genetiche (mutazioni) che sono state individuate e che appaiono direttamente correlate alla forma di Retinite Pigmentosa da lui presentata. Ogni dato sarà soggetto ad una adeguata interpretazione da parte di personale specialistico (clinico e genetista molecolare).
Il test genetico deve essere sempre accompagnato da consulenza genetica pre-test e post-test, impartita da genetisti e finalizzata alla comprensione dell’indagine in essere.
Il consenso informato al test, come prassi è obbligatorio.
Nel caso in cui sia stata individuata la mutazione genetica causativa RP i vantaggi derivanti dall’indagine sono molteplici e si possono così riassumere:
– Conferma della diagnosi clinica secondo le raccomandazioni della American Academy of Ophtalmology (AAO).
– Definizione della corretta modalità di trasmissione (AD, AR, X-L)
– Prevenzione e precoce intervento terapeutico.
– Inserimento del dato genetico del paziente in un database internazionale finalizzato alla ricerca di nuove strategie terapeutiche.
Oggi è possibile eseguire il test genetico per la Retinite Pigmantosa (RP) con tecnologia NGS (sequenziamento di nuova generazione) presso il Laboratorio MENDEL, Genetica Medica di Modena.
Referenti scientifici:
Prof.ssa Maria Luisa Mostacciuolo,
Laboratorio Mendel, Genetica Medica, Modena.
Prof. Sergio Zaccaria Scalinci
Presidente Associazione Retinite Pigmentosa e Malattie Rare in Oftalmologia RP Emilia Romagna Onlus.
Prof. Pier Paolo Piccaluga
I.E.M.E.S.T. Palermo.
6 pensieri su “Cos’è la retinite pigmentosa”
GianlucaPubblicato in data1:57 pm - Apr 9, 2019
Salve volevo chiedervi se dei pigmenti sulla periferia estrama della retina è sempre sintomo di retinite anche se si ha un elettroretinogramma nella norma
adminPubblicato in data8:07 pm - Apr 15, 2019
Egregio Signore,
se elettroretinogramma è nella norma non può esserre retinite, la possibilità di avere dei pigmenti periferici della retina deriva da altre situazioni retiniche.
Si consiglia visita oculistica da esperti in retina.
Prof. Sergio Zaccaria Scalinci
MarcelloPubblicato in data1:17 pm - Ago 4, 2019
Buonasera sono affetto da RP da entrambi gli occhi dal 1990 (quando l’ho scoperta) porto gli occhiali dall’eta’ di 14anni,la familiarità e’ di mio padre cieco assoluto a 65anni.Ho 68 e la mia vista e’ di 7/10, la sera vedo un po’ male. Vorrei fare l’esame di indagine genetica molecolare.Come fare? Grazie
AntónioPubblicato in data8:16 pm - Set 8, 2019
Buona sera o mio padre effetto da retinite pigmentosa ,e sordità a a solo un decimo, si può fare qualcosa?
adminPubblicato in data8:31 am - Set 18, 2019
Buongiorno Antonio,
siamo a disposizione per rispondere a tutte le domande in merito alla patologia di Malattie rare in Ipovisione.
Può contattarci al numero inserito nella homepage del sito.
Segreteria di Retinite pigmentosa e malattie rare in oftalmologia.
MichelePubblicato in data9:02 am - Ago 27, 2024
Ho un fratello sordomuto di 63 anni affetto da retinite pigmentosa sono alcuni giorni che avverte negli occhi dei lampi luminosi esiste una terapia per eliminarli grazie