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La retinopatia diabetica

La retinopatia diabetica

Costituisce nei paesi industrializzati una delle 4 cause principali di cecità.

La retinopatia è l’espressione a livello della retina del diabete. Il nome  di     MICROANGIOPATIA

(letteralmente alterazione dei piccoli vasi sanguigni)  consiste in modificazioni della parete che porta ad un aumento della sua permeabilità con fuoriuscita di un eccesso di liquidi e sali  nonché di materiale proteico determinando EDEMI ed ESSUDATI. Inoltre si creano dei cedimenti della parete vasale per aumento della pressione interna dando origine ai cosidetti MICROANEURISMI che se dovessero rompersi arrecano emorragie.

E’ questa la retinopatia iniziale NON_PROLIFERATIVA. Quando interessa la parte centrale della retina, detta MACULA, responsabile della visione distinta si può avvertire un annebbiamento  della vista;  ciò  deve mettere in allarme perché indica una tendenza della retinopatia a peggiorare.

La visione annebbiata è spesso da riportare ad un edema  maculare.

La forma più grave della retinopatia, PROLIFERATIVA, inizia come reazione al minor apporto  di sangue derivante dall’edema e dal restringimento delle piccole arterie: si determina infatti la proliferazione di nuovi vasi sanguigni che però, a differenza di quelli normali,  non restano confinati nella retina, ma si  affacciano come ciuffi all’interno del globo oculare, normalmente occupato da una sostanza gelatinosa trasparente: L’UMOR VITREO. Questi vasellini neo-formati sono particolarmente fragili e una loro  eventuale rottura provoca un versamento  di sangue o emorragia nell’umor  vitreo. La perdita di trasparenza che ne consegue getta un cono d’ombra sulla zona di retina retrostante: ciò si avverte come improvvisa comparsa di una macchia rossastra nel campo visivo che si trasformerà, quando il sangue coagulato si retrae, in una macchia nera.

Se non si interviene in fretta sono possibili due complicazioni: 1) un  eccessivo aumento della pressione dell’occhio, che può danneggiare irreparabilmente le delicate strutture nervose della retina; 2)  distacco della retina dovuto alla organizzazione del sangue nel vitreo per trazione.

Per la retinopatia iniziale è possibile intervenire con grande efficacia per arrestarla. Il primo elemento per bloccare l’evoluzione della retinopatia è il buon equilibrio della glicemia. Sono note persone diabetiche nelle quali una lieve retinopatia, iniziata dopo pochi anni di diabete, è poi rimasta invariata per più di 40 anni, sempre con gli stessi pochi microaneurismi  e naturalmente senza alcun disturbo.

Diventa  fondamentale come  altro elemento correggere  alla perfezione un’eventuale ipertensione arteriosa.

E  necessario inoltre modificare qualche abitudine di vita: le attività che comportano un iperafflusso di sangue o forti scosse al capo, diventano controindicate; così bisognerà evitare di sollevare grossi pesi soprattutto a testa bassa, ed evitare sport come immersioni, culturismo agonistico, sollevamento peso, lotta e pugilato.

I progressi della medicina hanno  reso possibile contenere la retinopatia, anche negli stadi più avanzati. Se l’oculista giudica che la retinopatia evolve rapidamente o è minacciosa per presenza di edema maculare, può intervenire con il LASER, (fascio sottilissimo di luce che in modo del tutto indolore, non serve anestesia, coagula le aree ipoossigenate della retina consentendo di eliminare una eventuale edema o ischemia per prevenire la retinopatia proliferativa.

L’osservazione accurata del fondo oculare permette  all’oculista di sorvegliare lo stato della retinopatia ed intervenire tempestivamente.

Dopo dieci anni  di durata del diabete, diventa tassativo un controllo annuale del fondo oculare, effettuato da uno specialista oftalmologo mediante dilatazione della pupilla è possibilmente eseguire una foto  del fundus oculi a. Qualora lo specialista lo ritengano necessario sarà opportuno effettuare anche una FLUORANGIOGRAFIA RETINICA, che permette di valutare, fotografando il passaggio di una sostanza fluorescente nei vasi sanguigni della retina, non solo le minime alterazioni delle piccole arterie, ma anche l’eventuale aumento delle loro permeabilità, da notare che in alcuni casi la durata del DIABETE TIPO 2 non è nota e non è accertabile: si tratta di quei pazienti che prima della diagnosi non avevano fatto un’analisi della glicemia per molti anni. In questi casi già al momento della diagnosi possiamo trovarci di fronte a complicazioni tardive, dovute alla presenza di un diabete ignorato per 10 o più anni.

E’ facile trovare il diabete per mezzo di disturbi oculari. In questo caso sarà cura dell’oftalmologo inviare il paziente dal diabetologo per una terapia armonizzata.

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